martedì 20 febbraio 2018

Praticare con la chitarra


Insegno chitarra da tanti anni ho lavorato in diverse scuole per molto tempo; prima di aprirne una io stesso che si rivolgesse esclusivamente a chi vuole imparare a suonare la chitarra acustica fingerstyle (cioè suonata con le dita) ho avuto l'opportunità di incontrare studenti di ogni tipo, dai bimbi di sei anni a signori in pensione, dal metallaro all'amante della canzone italiana, dall'eterno principiante al giovane talentuoso. Quando insegno cerco di immedesimarmi nella persona che ho di fronte e cerco soprattutto di essere un supporto per il raggiungimento del suo obiettivo; spesso mi pongo (e ci poniamo) la seguente questione: come posso fare al meglio quello che so già fare? D'accordo ci sono infinite cose da studiare, tecniche da approfondire, accordi, scale, arpeggi, ma come posso fare meglio quello che già faccio? Ovvero, si può migliorare senza acquisire nuove informazioni, nuovi elementi su cui lavorare? é solo una questione di "chitarrismo" o c'è dell'altro? 

La pratica, si dice, è tutta questione di pratica... ma stiamo praticando in modo corretto? 
Spesso ci domandiamo "ma quello (scegliete voi il vostro supereroe) come fa a suonare in quel modo? Fa sembrare tutto così facile...oppure quell'altro, perchè non sbaglia mai?" (questo è tutto da vedere...sempre ammesso che sia davvero così importante)
Ancora "ha suonato per due ore, ma come fa a ricordarsi tutto?"
E poi ci siamo noi che "può succedere che dal vivo rompo la corda", che "vado a lezione e non mi ricordo il brano che studio da cent'anni", che "quando suono il pezzo del tizio famoso la mia ragazza dice che non si capisce mai una mazza eppure lo faccio uguale a lui"; allora pratichiamo di più e più intensamente e ancora e acc...ahi! Pure la tendinite!
Torniamo alla domanda madre: stiamo praticando in modo corretto?

Non credo ci sia un solo modo corretto di praticare, cercherò solo di fornire alcuni consigli che, almeno su di me, sono risultati efficaci e che spero possano essere utili a migliorare la performance di qualcun'altro.
Il riscaldamento. Per prevenire fastidiose tendiniti o inutili frustrazioni, quando prendiamo la chitarra magari dopo un'intera giornata passata a fare altro, iniziamo a suonare con qualcosa di semplice, che non impegni troppo la mano sinistra o la destra che, attenzione, dovrà pizzicare in modo leggero: non meniamo subito come dei forsennati!
Suonare con un tocco leggero qualcosa di semplice potrebbe aiutarci a prendere coscienza di quello che ci apprestiamo a fare (concentrazione!) e ad allontanare tutti gli altri pensieri che in quel momento non servono (rilassamento!).

Il rilassamento. Se non entriamo in questo stato di essere, tutti i nostri tentativi di affrontare cose per noi nuove o complicate (un brano, un esercizio, una tecnica) saranno vani. Mentre suono, per raggiungere questa condizione, cerco di "ascoltare" il mio corpo, se ci sono punti di tensione cerco di scioglierli. Può capitare per esempio che mentre suoniamo, quando incontriamo un punto difficile, le mani o le braccia si irrigidiscano o addirittura andiamo in apnea. Questi elementi non possono essere trascurati. Che fare? 
Personalmente gioco d'anticipo: so che sta per arrivare una parte difficile, e allora rilasso, alleggerisco il tocco, rilasso le spalle (non vi capita di stringerle?) e respiro. 
Alleggerire il tocco, ossia suonare più piano, trovo sia un ottimo espediente per scongiurare questo tipo di tensioni che potrebbero col tempo generare non solo frustrazione ma anche molto dolore.

L'impostazione è il secondo elemento direttamente chiamato in causa. Nella mia esperienza ho notato, osservando me stesso e i miei studenti, che talvolta capita che le mani assumano posizioni "spigolose". Può succedere che un accordo particolarmente complesso o una frase con una diteggiatura scomoda costringano le dita della mano sinistra a mettersi in modo strano o quantomeno scomodo sulla tastiera. Alle volte ciò è inevitabile ma è altrettanto vero che spesso le mani assumono posizioni "spigolose" per cattiva abitudine. Cerchiamo, laddove sia possibile, la "rotondità", immaginiamo di avere una sfera nella mano sinistra, apriamo bene la mano, se una diteggiatura non ce lo consente prima di arrenderci a quella proviamone un'altra. 
Cerchiamo la rotondità non solo nella mano sinistra ma anche nell'altra mano e nelle braccia, immaginiamo di formare due spirali; quando ho questa rotondità mi sento meglio, immagino che il sangue circoli meglio e percepisco un miglior flusso di energia. Scrivo da umile allievo alle prime armi di Taijiquan (o Tai Chi), arte marziale tradizionale cinese, che pratico da un po' di anni che sono convinto stia dando un grosso contributo alla mia crescita come musicista e non solo. Quanto scrivo trae infatti spunto dai preziosi consigli dei Maestri Roberto Valenza e Ivan Bielli del Gruppo108.
Mi piace considerare quella delle due spirali la posizione di partenza, il punto di equilibrio che abbandoniamo temporaneamente quando la musica ce lo chiede ma che ritroviamo appena possibile, come la strada di casa.

La postura del chitarrista è una questione complessa, non riguarda solo le braccia ma anche e soprattutto la schiena, specie per chi suona da seduto. Le spalle dovrebbero essere sempre ben allineate per avere la schiena dritta, ma per chi come me suona seduto con la chitarra sulla gamba destra ciò è molto difficile. L'ideale, almeno approvato da una fisioterapista dell'ospedale Don Gnocchi di Milano che mi ha avuto in cura, rimane sempre la classica postura con la chitarra sulla gamba sinistra rialzata da uno sgabellino o meglio ancora se teniamo le due gambe a pari e utilizziamo un appoggio per chitarra.
La mia chitarra è una 00, essendo piccola non mi sta dando grossi problemi ma spesso, per riposare la schiena, quando studio, cambio gamba assumendo appunto la postura classica oppure faccio delle brevi pause ogni 40' 50' e mi alzo per sgranchirmi un po'.
Dunque tutto il nostro corpo deve stare bene e deve lavorare in modo corretto per mettere a nostro agio la nostra mente che si appresta a fare musica. 

Diamo per scontato che abbiamo eliminato tutti gli elementi esterni che potrebbero distogliere la nostra attenzione ed ecco che arriva la concentrazione: come possiamo alimentarla? Come entriamo del tutto nel brano che dobbiamo preparare? Come possiamo aiutare la nostra mente ad aiutarci ad esporre tutto il brano, ad eseguirlo con la sicurezza del supereroe di cui parlavamo prima? Anche questo è un punto su cui lavoro molto cercando nuovi espedienti che mi siano d'aiuto.
La struttura. Qualunque cosa stiamo suonando possiamo strutturarla, dividerla in sezioni, creare un nostro schema, un disegno che rispetteremo. 
Possiamo dare dei nomi ad ogni sezione per esempio ABACA ma anche Verde Viola Verde Arancio Verde. Sappiamo suonare ogni singola sezione della struttura? Possiamo iniziare da qualunque sezione e finire il brano? (Ce l'abbiamo il metronomo?)

Ogni sezione può essere complessa o molto lunga, difficile ricordare tutto, cos'altro mi può aiutare? il giro armonico! Ci sono gli accordi sullo spartito che sto studiando? Conosco il giro di accordi della mia composizione? Non tutta la musica si basa su dei giri armonici, ma laddove sia possibile è senza dubbio utile conoscere gli accordi e associare ogni battuta del nostro brano ad una posizione accordale (o più). Trovo che questo sia un ottimo espediente che ci aiuta ad avere un riferimento semplice (il nome di un accordo) da associare ad una serie più o meno complessa di note che dobbiamo ricordare. (Dove abbiamo lasciato il metronomo?)

Questo legame con le posizioni degli accordi mi fa pensare alle diteggiature. Se abbiamo uno spartito senza tablature o non abbiamo affatto lo spartito perchè suoniamo ad orecchio, saremo noi a dover scegliere la diteggiatura, ossia dove mettere le dita (e quali) sulla tastiera e anche questo è un elemento cruciale. Semplifichiamoci la vita, scegliamo una diteggiatura comoda, in una zona della tastiera confortevole e stiamo attenti se incontriamo frasi simili che si ripetono, ad eseguirle con la medesima diteggiatura nella medesima posizione; questo aiuterà molto la nostra memoria visiva. (A quanti bpm va eseguito il brano in questione? Trovato il metronomo?)

Rimanendo sempre sull'onda di cercare la strada più semplice, quando ci troviamo davanti ad un punto tecnicamente troppo difficile per il nostro livello, perché non personalizzarlo, magari eliminando o cambiando qualcosina? Certo il brano non sarà identico a come la suona quel famoso tizio oppure non sarà esattamente come l'avevamo pensato, ma se questo espediente ci permette di eseguire il brano in maniera più fluida che c'è di male? Siamo sempre in tempo, quando ci sentiamo pronti, a reintrodurre quella parte così difficile. Dimenticavo, abbiamo acceso il metronomo?

Val Bonetti