mercoledì 4 maggio 2016

L'Hard Bop ha il ballo di San Vito. A cura di Cristiano Da Ros.

Aprendo questo blog uno dei miei principali obiettivi era di riuscire col tempo ad arricchire i contenuti attraverso il contributo di altri musicisti. L'articolo che segue è infatti firmato da Cristiano Da Ros. Cristiano è per me più di un collega, è un compagno di viaggio da ormai diverso tempo. Circa due anni fa abbiamo prodotto un disco con le sole nostre energie e piano piano questo lavoro sta aprendo nuove strade che percorreremo insieme. Sono contento che Cristiano abbia voluto per primo contribuire a questo blog parlando di un artista e di un brano su cui, come dire...,ci siamo parecchio spaccati le corna. 

Val


Ciao a tutti, è un piacere scrivere in questo spazio. Per quelli che non mi conoscono sono un bassista e contrabbassista, perciò il mio post non poteva che riguardare un pianista, non che compositore e arrangiatore: Horace Silver
Recentemente Val ed io abbiamo deciso di rendere omaggio ad alcuni artisti che sono stati importanti per la nostra crescita come musicisti, prima ancora che come strumentisti e per entrambi Horace Silver è stata una figura importante della nostra formazione. 
Horace Silver (1928, 18 giugno 2014) è stato, assieme al batterista Art Blakey, uno dei padri fondatori dell’Hard Bop, genere la cui nascita viene fatta coincidere da molti con la registrazione del disco Horace Silver and the Jazz Messanger (1955, Blue Note Records). Il disco è registrato in quintetto, nel quale hanno suonato con Silver e Blakey il tenorista Hank Mobley, il trombettista Kenny Doram e il contrabbassista Doug Watkins. 


Le nostre attenzioni si sono rivolte al disco  Blowin’ the Blues Away, registrato quattro anni dopo sempre in quintetto per la blasonata Blue Note. 

All’interno di questo disco ci sono capolavori come Peace o The Baghdad blues, che sono stati suonati da almeno tre generazioni di musicisti. All’interno del disco ci sono brani meno battuti, ma sempre molto interessanti, uno di questi è The St. Vitus Dance (ascolta su Spotify), realizzato però in trio. 


The St. Vitus Dance (partirura su Scribd) è basato sulla tipica struttura di 32 misure, diviso in 4 sezioni di 8 misure AABA. La sezione A è in Fa minore mentre la sezione B si sviluppa per 4 musire La bemolle e le successive Sol bemolle. 
Il brano comincia direttamente dalla frase di pick-up del tema sulla scala superlocria di Do, il tema si sviluppa poi prevalentemente sulla scala pentatonica di Fa minore. Le sezioni A sono accompagnate con degli stop-time che da prima rispondono al tema e successivamente ne assecondano gli accenti. La sezione B invece è suonata con un accompagnamento in 2 morbido ma propulsivo. Il solo di Horace Silver che segue l'esposizione del tema comincia con un pick-up di 2 misure senza accompagnamento, e si sviluppa su quattro chorus, l’ultimo dei quali si sviluppa su un arrangiamento scritto: nelle sezioni A, si alternano 4 misure di obbligato a quattro di assolo di piano accompagnato in 4. 
Il brano termina con l'esposizione del tema seguito da una brave coda in stop-time di 3 misure e da tre misure in tempo rubato su di una cadenza in F minore. Il finale vero e proprio è costruito su un arpeggio dal sapore impressionista basato sull'accordo Ab°Maj7/F .
Nella speranza di avervi fatto venire voglia di suonare questo bellissimo brano vi saluto con l’analisi dell’armonia delle sezioni A e B.

Buon divertimento.

Cristiano Da Ros